Chiesa di San Domenico Maggiore
La Basilica di San Domenico Maggiore è una delle chiese più note del centro storico di Napoli, situata al centro di Spaccanapoli, proprio in Piazza San Domenico.
La Chiesa di San Domenico Maggiore fu costruita tra il 1283 e il 1324. Voluta fortemente da Carlo II d’Angiò, divenne ben presto chiesa madre per i padri dominicani ma, soprattutto, riferimento per la nobiltà aragonese. La Basilica di San Domenico Maggiore, insieme al convento adiacente, è uno dei principali esempi di architettura gotico-angioina, oltre che uno dei complessi religiosi più importanti della città di Napoli.
Come abbiamo visto, la storia della Basilica di San Domenico Maggiore risale alla prima metà del 1200 quando i dominicani, occupata la Chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, presero possesso del complesso religioso dei padri benedettini. Per la consacrazione della Chiesa di San Domenico Maggiore occorrerà attendere la parziale ultimazione dei lavori: soltanto nel 1255, infatti, papa Alessandro IV decise di consacrala.
La costruzione della Basilica fu voluta, lo abbiamo detto, da Carlo II d’Angiò. Si narra che la scelta sia legata ad un voto fatto dal Re alla Maddalena durante la sua prigionia nei vespri siciliani. I lavori che condurranno la Basilica di San Domenico Maggiore all’attuale splendore, risalgono però alla seconda metà del 1200. La posa della prima pietra, infatti, è datata 1283 e la chiusura dei lavori risale al 1324: il progetto, durato ben 41 anni, fu affidato agli architetti francesi Pierre d’Angicourt e Pierre de Chaul.
La Chiesa di San Domenico Maggiore fu costruita secondo i classici canoni dell’architettura gotica: tre navate, cappelle laterali, abside poligonale e un transetto molto ampio. Nell’annesso monastero insegnarono personaggi illustri: da Tommaso d’Aquino a Pontano, da Giordano Bruno a Tommaso Campanella.
La struttura della Chiesa di San Domenico Maggiore
Negli anni la Chiesa di San Domenico Maggiore ha subito numerosi interventi, molti dei quali hanno inciso sul progetto e sulla struttura originarie. I primi massicci interventi sono risalenti al Rinascimento, periodo durante il quale incendi e terremoti obbligarono alle prime opere di restauro.
Ad incidere massicciamente sulla storia dell’intero complesso, fu il periodo napoletano di Murat: il complesso di San Domenico Maggiore fu infatti destinato ad opera pubblica. Proprio in questo periodo, e fino al 1815, si registrarono ingenti danni sia alla biblioteca che all’intero patrimonio artistico del complesso. Proprio durante il 1800, i vari restauri ne snatureranno struttura originaria e spazi.
Altri danni sono ascrivibili al periodo tra il 1865 e il 1885, periodo durante il quale i dominicani dovettero addirittura abbandonare il complesso, che divenne sede di scuole, tribunali e ricoveri per mendicanti.
Anche la Basilica di San Domenico Maggiore, infine, subì gli incendi danni del secondo conflitto mondiale: il restauro iniziò nel 1953 e ha condotto, negli anni, al totale ripristino della struttura.
La struttura della Basilica di San Domenico Maggiore è un insieme quasi sterminato di cappelle e spazi, che concorrono a determinare l’attuale struttura con doppio ingresso (di cui uno secondario proprio a Piazza San Domenico Maggiore).